Cinema al cento per cento: recensioni dei film in programmazione dal 20 marzo

I film del 2025 esplorano identità, crimine, calcio e resistenza, offrendo storie variegate che affrontano relazioni umane e sfide sociali in contesti complessi e significativi.

Un viaggio cinematografico che mescola elementi di favola nera e allucinazione, il film “A Different Man”, diretto da Aaron Schimberg, esplora la crisi dell’identità attraverso la storia di un uomo, interpretato da Sebastian Stan, il cui volto deforme diventa una potente metafora. Questo lungometraggio, presentato nel 2025, si rivela una trappola mascherata da opera d’autore, sollevando interrogativi profondi su chi siamo realmente.

A different man

Il film, che dura 112 minuti, mette in scena un gioco di riflessioni e distorsioni. Attraverso la vita di Edward, un attore affetto da fibromatosi, il regista Schimberg affronta il tema dell’identità con una narrazione che si dipana tra maschere e desideri. Edward, isolato e insicuro a causa della sua deformità, si ritrova coinvolto in una pièce teatrale che esplora il dramma della sua condizione. La sua vicina di casa, Ingrid, interpretata da Renate Reinsve, risveglia in lui sentimenti sopiti e lo spinge a intraprendere un percorso di trasformazione.

Dopo aver subito un intervento che gli restituisce un volto nuovo e una nuova identità, Edward si fa chiamare Guy e conquista Ingrid, sostituendo il defunto Edward nella rappresentazione teatrale. Ma l’arrivo di Oswald, un attore reale affetto da fibromatosi, mette in crisi la nuova vita di Guy, portandolo a confrontarsi con la sua vera essenza.

Il regista Schimberg adotta un approccio concettuale, scavando nella mostruosità non solo fisica di Edward, ma anche nella disumanità della società. La dicotomia tra maschera e anima viene esplorata in modo quasi provocatorio, ma il risultato finale non riesce a portare innovazione, risultando una mescolanza di suggestioni già viste. Un confronto con opere come The Elephant Man di David Lynch rivela la mancanza di originalità nella narrazione, rendendo “A Different Man” un’opera che lascia poco spazio all’immaginazione.

Alto knights – Le due facce del crimine

Il regista Barry Levinson torna al cinema con “Alto Knights – Le due facce del crimine”, un film che esplora la vita di due noti boss mafiosi di New York, Frank Costello e Vito Genovese, entrambi interpretati da Robert De Niro. Presentato nel 2025, il film, della durata di 123 minuti, narra la storia di un’amicizia che si trasforma in rivalità, seguendo le orme di un’epoca in cui il crimine organizzato dominava le strade.

Levinson, noto per opere come Good Morning, Vietnam e Rain Man, racconta le origini del legame tra Costello e Genovese, dall’infanzia alle attività illecite durante il proibizionismo, fino all’era della droga. La narrazione, pur ben strutturata, si perde in una serie di cliché e riferimenti a opere precedenti, come i film di Sergio Leone e Scorsese, rendendo il racconto una ripetizione di archetipi già visti.

Il film si sofferma su Costello negli ultimi anni della sua vita, con una voce narrante che appesantisce il ritmo e aggiunge una patina di malinconia. Levinson sembra voler sottolineare una nostalgia per un’epoca in cui i gangster erano considerati “gentiluomini”, ma questo intento non riesce a conferire al film la profondità necessaria, rendendolo più simile a un prodotto televisivo che a un’opera cinematografica di spessore.

U.S. palmese

I Manetti Bros. presentano “U.S. Palmese”, una commedia che celebra il calcio dilettantistico attraverso la storia di un agricoltore calabrese, Don Vincenzo, e del fuoriclasse francese Etienne Morville, interpretato da Blaise Afonso. Questo film, della durata di 120 minuti, è un omaggio al calcio romantico, ambientato nella cittadina di Palmi, in Calabria.

La trama si sviluppa attorno all’idea di Don Vincenzo di ingaggiare Morville, il quale, per ripulire la propria immagine, accetta di trasferirsi dalla serie A alla U.S. Palmese. Inizialmente, Morville non si integra e suscita la rabbia dei cittadini, ma gradualmente si lascia conquistare dalla genuinità del luogo e dalla passione per il calcio.

La pellicola si distingue per il suo approccio leggero e divertente, mescolando elementi di commedia e sport, con una narrazione che riesce a catturare l’essenza di una comunità unita dalla passione per il calcio. I Manetti Bros. riescono a creare un film che, pur nella sua semplicità, riesce a trasmettere buoni sentimenti e a far sorridere, rendendolo un’opera godibile.

Berlino, estate ’42

Il film “Berlino, estate ’42”, diretto da Andreas Dresen, racconta la storia vera di Hilde e Hans Coppi, militanti dell’“Orchestra rossa”, un gruppo di oppositori al nazismo. Presentato nel 2025 e della durata di 124 minuti, il film si concentra sulla loro vita durante gli anni della guerra, evidenziando le sfide e le speranze di una generazione oppressa.

Dresen utilizza un registro narrativo minimalista ma ricco di emozione, alternando momenti di amore e speranza a scene di repressione e sofferenza. La recitazione intensa dei protagonisti, in particolare di Liv Lisa Fries nel ruolo di Hilde, riesce a trasmettere la forza d’animo di una giovane donna che affronta le avversità con determinazione.

La storia si svolge nel 1942, un periodo cruciale per i Coppi, che si innamorano e decidono di sposarsi, poco prima di essere arrestati. La narrazione si sviluppa attraverso la loro separazione e la lotta di Hilde per proteggere il loro bambino, offrendo uno sguardo toccante sulla resistenza umana di fronte alla brutalità del regime nazista.

Muori di lei

Infine, “Muori di lei”, diretto da Stefano Sardo, affronta un triangolo amoroso durante la pandemia. Il film, della durata di 103 minuti, racconta la storia di un professore di filosofia, interpretato da Riccardo Scamarcio, e della moglie medico, Sara, che si trova a fronteggiare la crisi sanitaria.

La trama si complica con l’arrivo di Amanda, una giovane cubana che rimane bloccata nel b&b di fronte al loro appartamento. Con un mix di cliché e situazioni surreali, il film cerca di esplorare le relazioni umane in un periodo difficile, ma fatica a trovare un equilibrio tra commedia e dramma.

Sardo, al suo secondo film da regista, si confronta con tematiche delicate, ma il risultato appare spesso poco convincente, con una scrittura che non riesce a catturare l’attenzione dello spettatore. La scelta di ambientare la storia durante la pandemia solleva interrogativi sulla volontà di rivivere esperienze dolorose e collettive.

Questi film, presentati nel 2025, offrono uno spaccato variegato del panorama cinematografico contemporaneo, evidenziando le sfide e le complessità delle relazioni umane in contesti diversi.

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