Le assaggiatrici di Hitler: il racconto di Silvio Soldini sulle donne in guerra

La storia di Margot Wölk, assaggiatrice di Adolf Hitler, ispira il film “Le assaggiatrici”, che esplora le sfide e le scelte morali delle donne durante la Seconda Guerra Mondiale.

La storia di Margot Wölk, una donna di 95 anni che nel 2012 ha rivelato di essere stata una delle assaggiatrici di Adolf Hitler, continua a suscitare interesse e curiosità. Questo racconto, che si svolge durante la Seconda Guerra Mondiale, si colloca nella Tana del Lupo, situata nei pressi dell’attuale Kętrzyn, in Polonia, all’epoca nota come Prussia Orientale. La vicenda è stata portata sul grande schermo dal regista Silvio Soldini con il film “Le assaggiatrici”, che ha fatto il suo debutto il 27 marzo 2025, inaugurando la sedicesima edizione del Bif&st, grazie alla distribuzione di Vision.

Un racconto ispirato a eventi storici

La trama del film, ispirata al romanzo di Rosella Postorino pubblicato da Feltrinelli, si sviluppa nell’autunno del 1943. La protagonista, Rosa, interpretata da Elisa Schlott, è una giovane donna in fuga da una Berlino martoriata dai bombardamenti. Alla ricerca di un rifugio, giunge in un piccolo villaggio isolato vicino al confine orientale, dove risiedono i suoceri in attesa del ritorno del figlio dal fronte. Tuttavia, il destino la conduce a una situazione inaspettata: il quartier generale di Hitler si trova nelle vicinanze. Una mattina, Rosa e altre giovani donne del villaggio vengono selezionate per assaporare i piatti preparati per il Führer, un compito che comporta un rischio mortale.

Le assaggiatrici, unite dalla paura e dalla necessità di sopravvivere, formano un legame, anche se Rosa, la “berlinese”, trova difficile integrarsi in questo nuovo gruppo. La sua storia si complica ulteriormente quando inizia una relazione con un ufficiale delle SS, interpretato da Max Riemelt, che è a capo dell’operazione di assaggio dei cibi. Questo legame, nato da un desiderio profondo e irrazionale, aggiunge una dimensione complessa alla narrazione, mettendo in evidenza le sfide e le scelte morali che le donne devono affrontare in un contesto di guerra.

Il significato della storia per il regista

Silvio Soldini, parlando del film e del romanzo che lo ha ispirato, ha espresso il suo stupore per la condizione delle donne costrette a mangiare quotidianamente cibi potenzialmente avvelenati. “Una sorta di roulette russa”, ha commentato il regista durante un’intervista a Bari. La figura di Rosa, una giovane di ventisei anni priva di una famiglia, con entrambi i genitori deceduti, un fratello fuggito in America e un marito al fronte, rappresenta una generazione di donne che ha affrontato immense difficoltà. La storia di Rosa non è solo quella di una sopravvissuta, ma anche di una donna che cerca di trovare il proprio posto in un mondo sconvolto dalla guerra.

Il film “Le assaggiatrici” non solo porta alla luce una parte della storia poco conosciuta, ma invita anche a riflettere sulle esperienze personali di chi ha vissuto in un periodo di grande sofferenza. La narrazione di Soldini si propone di rendere omaggio a queste donne, le cui vite sono state segnate da eventi storici drammatici, ma che hanno trovato la forza di resistere e combattere per la propria dignità.

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