Il film “Per amore di una donna”, diretto dal regista Guido Chiesa, si presenta come un’opera ricca di mistero e di emozioni, incentrata su due donne unite da un legame profondo e invisibile. Yehudit, personaggio ambientato negli anni ’30 in un villaggio rurale, e Esther, un’americana dei giorni nostri, si trovano al centro di una narrazione che esplora le complessità delle relazioni umane. Questa pellicola, prodotta da Colorado Film Production e Vivo Film in collaborazione con Rai Cinema, è attualmente in concorso per il Cinema Italiano al Bif&st 2025.
La trama di “Per amore di una donna”
La storia, scritta da Chiesa insieme a Nicoletta Micheli, segue le vicende di Esther, una quarantenne americana cresciuta in Israele, che si trova a dover affrontare la recente perdita della madre. Quest’ultima le lascia una lettera in cui la invita a cercare una donna che visse in Palestina negli anni ’30, periodo in cui la regione era sotto il mandato britannico. La lettera accenna a un segreto che potrebbe rivelare dettagli importanti sulla sua storia familiare.
Giunta in Israele, Esther si affida a Zayde, un professore con un passato difficile, per aiutarla nelle sue ricerche. Insieme, i due iniziano un viaggio che li porterà a scoprire una storia avvincente ambientata in un villaggio di coloni negli anni ’30. Qui incontrano Moshe, un contadino vedovo con due figli, che accoglie Yehudit, una giovane donna destinata a cambiare non solo la propria vita, ma anche quella di altri due uomini: Yaakov, un sognatore, e Globerman, un commerciante. Mentre il racconto si sviluppa, il passato e il presente si intrecciano, rivelando verità inaspettate che influenzeranno le vite di Esther e Zayde.
Un’opera ispirata alla letteratura israeliana
Guido Chiesa sottolinea che la parte della trama ambientata negli anni ’30 è ispirata al romanzo “The Loves of Judith” di Meir Shalev, uno dei più importanti autori della letteratura israeliana del Novecento. Tuttavia, l’indagine di Esther è frutto dell’immaginazione degli autori, che hanno voluto esplorare temi universali, lontani dalla cultura e dall’esperienza degli ebrei che, all’inizio del secolo scorso, lasciarono l’Europa per sfuggire alle persecuzioni.
Chiesa evidenzia come, sebbene ci sia una distanza culturale e storica tra gli italiani e la storia raccontata nel film, ci sia comunque un elemento di connessione che invita a riflettere. La narrazione affronta questioni universali legate all’amore, alla verità e alla scoperta della propria identità. La ricerca di Esther diventa così un viaggio non solo nel passato, ma anche dentro se stessa, rivelando quanto sia fondamentale confrontarsi con le proprie radici e la propria storia personale.
La pellicola di Chiesa, quindi, non si limita a raccontare una storia, ma invita a una riflessione profonda su temi che toccano tutti, rendendo l’opera un’esperienza cinematografica significativa e toccante.