Un solo sguardo: la serie Netflix delude per ritmo e credibilità

La serie Un solo sguardo di Netflix delude con una trama lenta e poco coinvolgente, nonostante l’interessante premessa legata ai ritorni dal passato.

Netflix ha recentemente lanciato la nuova serie Un solo sguardo, un adattamento di un romanzo di Harlan Coben. La produzione, questa volta polacca, ha riproposto schemi narrativi già visti in opere precedenti, ma con esiti che sembrano ancora più deludenti. La serie, composta da sei episodi, affronta il tema dei ritorni dal passato, un elemento ricorrente nella narrativa di Coben, ma non riesce a catturare l’attenzione dello spettatore.

La protagonista e il suo dramma

La protagonista, Greta, interpretata da Maria Dębska, è una designer di gioielli la cui vita viene stravolta dopo il ritrovamento di una vecchia foto che la riporta a un evento traumatico del suo passato. Questo ritrovamento coincide con la misteriosa scomparsa del marito. Greta, unica sopravvissuta a un incendio devastante avvenuto anni prima, si trova a dover affrontare un nuovo trauma, cercando disperatamente il consorte e denunciando la sua sparizione dopo poche ore. Tuttavia, il suo appello non viene preso sul serio e la donna inizia a esplorare altre strade, mostrando una determinazione quasi eccessiva, rifiutando però di collaborare con l’unico individuo che le crede: il padre di una ragazza assassinata in un caso irrisolto.

L’indagine e i suoi limiti

L’indagine si sviluppa in modo lento e privo di colpi di scena, con punte voyeuristiche e momenti di violenza inseriti in modo casuale, apparentemente per dare un tono più drammatico alla narrazione. Il primo episodio si presenta come inconcludente; le connessioni tra i vari personaggi vengono svelate solo nei successivi, rendendo difficile seguire il filo della trama. La mancanza di coinvolgimento da parte degli attori, definiti poco affascinanti, contribuisce a un senso di disinteresse generale verso la storia.

Un epilogo sconcertante

Per chi riuscisse a completare la visione, l’epilogo risulta altrettanto sconcertante, con una spiegazione finale che appare eccessivamente complessa. In questo contesto, è lecito affermare che ci sono sicuramente modi migliori per trascorrere il proprio tempo libero.

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