Cattive notizie dall’Inps: ci vorrà più tempo per smettere di lavorare e andare in pensione. Ennesima stangata per tanti italiani.
Odore di stangata nell’aria: dall’Inps arriva una notizia tutt’altro che rassicurante per milioni di lavoratori. Probabilmente l’uscita dal lavoro verrà ulteriormente posticipata. Vediamo tutto nei dettagli.
Ogni volta che l’Inps comunica qualche novità siamo tutti pronti a temere il peggio visto che l’attuale situazione sul fronte delle pensioni è parecchio complicata. Già con la legge di Bilancio 2024 aspettavamo la cancellazione della legge Fornero: cosa che non è avvenuta per mancanza di risorse economiche.
Ed è probabile che la Fornero continuerà a tenerci compagnia anche nel 2025. Forse verrà modificata ma non è detto che le modifiche andranno a vantaggio dei lavoratori in quanto – ricordiamo – il Governo non può più permettersi di fare extra deficit e, di conseguenza, dovrà fare qualche taglio.
L’Esecutivo, infatti, il prossimo anno dovrà cercare di recuperare quante più risorse possibili per portare avanti la riforma dell’Irpef e riconfermare il taglio del cuneo fiscale. A pagare il prezzo di tutto ciò potrebbero essere i lavoratori che rischiano di andare in pensione sempre più tardi. Le nuove comunicazioni che arrivano dall’Inps, infatti, non promettono nulla di buono.
Il Governo Meloni è al lavoro per la prossima manovra di Bilancio che dovrà essere presentata a ottobre. Tuttavia il CNEL sta già proponendo alcune modifiche sostanziali che andranno ad incidere sulle misure di pensionamento. Per ora si tratta solo di proposte ma se dovessero avere il via libera, per milioni di lavoratori si metterà male.
Il CNEL – Consiglio nazionale dell’Economia e del Lavoro – sta lavorando ad una proposta di riforma delle pensioni che permetta al Governo di recuperare le risorse finanziarie a portare a termine i tanti impegni presi. Per prima cosa cambierà l’età: l’ex ministro del lavoro Brunetta – a capo del CNEL – propone di introdurre una flessibilità in uscita tra i 64 e i 72 anni.
Questo comporterà anche un rimodellamento dei coefficienti di trasformazione – utili ai fini del calcolo dell’importo delle pensioni – che passerebbero da 14 a 9. Non solo: si prevedono cambiamenti anche per l’accesso alla pensione di vecchiaia ordinaria.
Al momento i requisiti sono: 67 anni di età, 20 anni di contributi e un assegno previdenziale uguale o superiore all’importo dell’assegno sociale. Il CNEL sta valutando di portare a 25 anni il requisito contributivo e a 1,5 volte l’importo dell’assegno sociale la soglia minima per poter lasciare il lavoro.
In pratica la legge Fornero non solo non verrebbe cancellata ma i suoi requisiti verrebbero ulteriormente inaspriti a scapito di tanti lavoratori che per varie ragioni hanno iniziato a lavorare tardi o che avendo uno stipendio basso non riescono a raggiungere l’importo minimo richiesto per andare in pensione. Per il momento, comunque, si tratta solo di proposte.
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