In Italia il virus della peste suina sta dilagando. Alla Lidl scoppia l’allarme per carni infette ma il colosso non avverte i consumatori.
Da mesi l’Italia si trova a fronteggiare una nuova minaccia sanitaria che, pur riguardando principalmente il mondo animale, potrebbe avere conseguenze devastanti sull’economia e sull’equilibrio del settore agroalimentare, si tratta della peste suina africana.
Questa malattia, altamente contagiosa per i suini domestici e selvatici, si sta diffondendo con preoccupante velocità, mettendo in allarme allevatori, esperti di sanità pubblica e le autorità nazionali. La peste suina non rappresenta un pericolo diretto per la salute umana, ma la sua diffusione è capace di creare una crisi di proporzioni notevoli, soprattutto per un Paese come l’Italia, dove la filiera della carne suina ha un peso economico e culturale rilevante.
Pensiamo, infatti, a prodotti come il prosciutto di Parma o il culatello, che rappresentano non solo un orgoglio nazionale, ma anche una fonte di sostentamento per migliaia di famiglie e imprese. Ebbene da mesi tante nazioni hanno vietato l’importazione dei prodotti italiani.
Peste suina: riflettori puntati sulla Lidl
La malattia, d’altronde, è causata da un virus che si trasmette con estrema facilità, soprattutto attraverso il contatto diretto tra gli animali infetti o tramite materiale contaminato, come cibo o rifiuti.
A complicare ulteriormente la situazione c’è la capacità del virus di sopravvivere a lungo nell’ambiente, rendendo difficile contenere i focolai una volta scoppiati. In Italia, la peste suina si è manifestata inizialmente in alcune regioni settentrionali, ma con il passare dei mesi nuovi casi sono stati rilevati anche in altre aree, facendo temere una diffusione fuori controllo. In queste ore, però, un fatto increscioso sembrerebbe essere capitato ad una grande catena di distribuzione come la Lidl.
Un allevatore, infatti, dopo aver macellato e preparato i suoi prodotti di maiale, dopo anche averli consegnati alla Lidl, si è accorto della loro positività al virus. Avvertito il colosso alimentare questi non ha provveduto a mettere cartelli all’interno dei suoi punti vendita per avvertire i consumatori. Naturalmente nessun crimine in atto perché la Lidl doveva solo ritirare dagli scaffali i prodotti a rischio. La comunicazione era, per il colosso, da considerarsi tutta interna.
Resta di fatto che in molti hanno polemizzato su questo episodio ritenendo opportuno che, forse, sarebbe stato il caso di avvertire anche i consumatori. Intanto le conseguenze economiche sono già visibili, molti allevamenti sono stati costretti a misure drastiche, come l’abbattimento preventivo degli animali, e diversi Paesi hanno imposto restrizioni alle esportazioni italiane di carne suina. Si tratta di una ferita aperta per un settore che già sta facendo i conti con l’aumento dei costi di produzione e la concorrenza internazionale.
Una lotta contro il tempo
La lotta contro questa epidemia si sta giocando su diversi fronti. Da un lato, le autorità sanitarie stanno cercando di implementare misure di contenimento, come la delimitazione delle zone colpite e il controllo degli spostamenti degli animali.
Dall’altro, si punta sull’informazione e sulla collaborazione tra allevatori e istituzioni, per individuare tempestivamente i nuovi focolai e ridurre il rischio di una propagazione incontrollata. Se è pur vero che la peste suina non è un rischio diretto per gli esseri umani, anche dinanzi al consumo di carni di maiale, il rischio che la situazione possa precipitare è molto alto.