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Vola il prezzo degli Iphone (e la colpa è dei dazi): la cifra folle in Italia

La nuova politica commerciale degli Stati Uniti, ha avuto un impatto significativo non solo sull’economia globale.

Tra le misure più controverse adottate dal tycoon newyorkese ci sono stati i dazi imposti su una serie di prodotti importati, con ripercussioni che si estendono ben oltre i confini statunitensi.

Le conseguenze di queste politiche protezionistiche si fanno sentire in Europa, e l’Italia non è esente da questa dinamica. In particolare, i dazi colpiscono in modo diretto il settore tecnologico, e in particolare il marchio Apple, noto per i suoi prodotti di alta gamma, come gli iPhone.

Secondo le analisi condotte da Rosenblatt Securities, un istituto finanziario newyorkese, i dazi imposti da Trump potrebbero portare a un aumento dei prezzi degli iPhone fino al 43%. Questo impatto è il risultato di una serie di fattori, tra cui le tariffe reciproche imposte dalla Cina, che ha risposto in modo aggressivo alle misure americane. La Cina, infatti, ha applicato contro-dazi del 34% sui prodotti americani, rendendo ancora più difficile per le aziende statunitensi mantenere i propri margini di profitto.

Erik Woodring, analista di Morgan Stanley, ha recentemente commentato la situazione durante un’intervista alla CNBC, evidenziando che, nonostante Apple stia cercando di diversificare la propria catena di approvvigionamento spostando parte della produzione in paesi come Vietnam, India e Thailandia, le opzioni rimangono limitate. Le incertezze geopolitiche e le fluttuazioni del mercato globale complicano ulteriormente la situazione.

Proiezioni sui prezzi degli iPhone

Le stime sui futuri prezzi degli iPhone sono allarmanti. Se attualmente il modello base dell’iPhone 16 viene lanciato a 799 dollari negli Stati Uniti, con un incremento del 43%, il suo prezzo potrebbe salire fino a 1.142 dollari. Per i modelli più costosi, come l’iPhone 16 Pro Max, attualmente venduto a 1.599 dollari, si potrebbe arrivare a pagare fino a 2.300 dollari. Anche il modello più economico, l’iPhone 16e, che attualmente è proposto a 599 dollari, potrebbe vedere un incremento del prezzo fino a 856 dollari.

Se la situazione è già critica negli Stati Uniti, in Europa e, in particolare, in Italia, le cose potrebbero andare anche peggio. Tradizionalmente, i prezzi degli iPhone in Italia sono superiori rispetto a quelli americani, e l’entrata in vigore dei dazi rischia di far lievitare ulteriormente i costi per i consumatori italiani. Secondo alcune stime, l’iPhone 16 Pro Max da 1TB potrebbe arrivare a costare fino a 2.500 euro. Questo è un dato sconcertante, considerando che attualmente il prezzo di listino in Italia è di 1.989 euro.

L’effetto dei dazi su Apple (www.altaformazionemusicale.it)

Impatti sul mercato e sui consumatori

L’aumento dei prezzi degli iPhone non è solo una questione di cifre; ha anche profonde implicazioni per il mercato della tecnologia in Europa. Apple ha costruito il proprio impero su una base di clienti fedeli disposti a pagare un premium per la qualità e il design dei suoi prodotti. Tuttavia, l’aumento dei costi potrebbe spingere i consumatori a riconsiderare le loro scelte. Se i prezzi continuano a salire, è probabile che molti utenti optino per alternative più economiche, come i modelli di altre marche o smartphone di fascia media. Questo potrebbe portare a una diminuzione delle vendite per Apple, creando una situazione in cui l’azienda deve affrontare una concorrenza più agguerrita.

Inoltre, l’industria tecnologica italiana, già in difficoltà a causa di un mercato in continua evoluzione e delle sfide legate alla digitalizzazione, potrebbe subire un ulteriore colpo. I rivenditori potrebbero dover affrontare un calo della domanda, mentre i consumatori potrebbero ritardare l’acquisto di nuovi dispositivi in attesa di sviluppi futuri.

Di fronte a questa situazione, Apple ha già iniziato a esplorare diverse strategie per mitigare l’impatto dei dazi. La società sta considerando di aumentare la produzione in paesi non soggetti a dazi o di rivedere la propria catena di approvvigionamento per cercare di ridurre i costi.

Roberto Arciola

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